"Sicurezza" delle armi blunt

Ovvero: quanto è lesiva una spada blunt?

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  1. Alessandro Atzeni
     
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    Buondì a tutti!
    Dopo qualche giorno dalla prova "sul campo" che ho effettuato di straforo ad una ricerca che sto facendo per la mia tesi di laurea,
    ho pensato che potesse essere importante far sapere anche ad altri schermidori i dati da me riscontrati.

    Inizialmente ero un po' restio a pubblicare le foto, perché vorrei evitare di ritrovarmi frotte di animalisti alla porta, o la casella postale intasata da simpatiche minacce di morte.

    Tra la pagina facebook di HEMA Italia e il forum ho scelto quest'ultimo anche (sopratutto) per il fatto che l'accesso sia più riservato.
    Non so se mi deciderò di mettere quanto segue anche su facebook. Non è detto, ma non è neanche impossibile.

    Dopo la necessaria introduzione:

    Stavo eseguendo dei test con diverse armi per avere dei riscontri sui resti osteologici conservati nel nostro dipartimento. Dopo aver concluso tali test ho pensato che forse potevo togliermi anche un altro paio di dubbi, legati alla pericolosità di certe spade ampiamente utilizzate in ambiente rievocativo-schermistico.

    In questo caso ho usato una delle mie spade della Kovex Ars,
    Lunghezza totale 100 cm
    Lung. Lama 79 cm
    Larghezza lama/Spessore lama
    Forte: 4,2 cm/5 mm
    Medio: 3,01 cm/ 5 mm
    Debole: 1,5 cm/ 3 mm



    Come bersaglio stavamo utilizzando una pecora di una certa età, non un maiale, per il semplice fatto che le ossa del maiale (specie della testa...la parte che mi interessava di più) spesso sono più grosse di quelle umane, più simili a quelle della pecora. Inoltre reperire un maiale è indubbiamente più difficile che reperire una pecorella. Tengo a puntualizzare che l'animale è morto per i fatti suoi, e noi ci siamo fiondati per fare i test prima che iniziasse a decomporsi. Insomma non è stato comprato e ucciso appositamente.

    I due principali dubbi che volevo togliermi erano: può una spada considerata "blunt" attraversare di netto una persona? Può spezzare le ossa della gabbia toracica con un colpo non particolarmente caricato?

    Benché queste spade non vengano più usate in ambiente schermistico "storico", per diversi anni sono state utilizzate come attrezzi da allenamento, direi in tutta europa (specialmente nell'Est). Le differenze tra un produttore e l'altro non sono poi così marcate (questa kovex è identica ad altri modelli -ad esempio Marek- che ho potuto maneggiare...ma la lista dei paragoni potrebbe allargarsi con Krondak e altri).
    Ricordiamo che queste spade vengono ancora utilizzate nelle battaglie simulate, nei bohurt, negli allenamenti di questa o quella palestra e come armi "dimostrative" per duelli didattici o chessòaltro. Insomma sono "simulacri" talmente diffusi che non mi sembra il caso di aprire il topic anziché in HEMA italia, in qualche sito di rievocazione. Penso possa interessare a tutti, ancor di più in questa sede.

    Si ritorna alla domanda iniziale: quanto sono lesive queste "armi"?

    Ecco l'effetto di una punta al torso. Nell'animale è stato fatto all'altezza dell'ascella, perché dai lividi che mi ritrovo dopo le sessioni di combattimento "libero" ho visto che è una delle aree più colpite.

    Consideriamo che l'animale era appeso per delle corde e non toccava terra (quindi mancava l'attrito sul terreno), inoltre la carcassa è stata "svuotata" dai visceri per rallentare la decomposizione, fattore che ha privato il corpo di gran parte della massa, utile ad offrire maggiore resistenza allo spostamento inferto dalla punta. In pratica la carcassa era quasi come un sacco vuoto. Basti pensare che altri test non sono risultati attendibili perché il corpo non offriva abbastanza resistenza allo spostamento. Un obiezione che è stata già mossa è la resistenza offerta dagli organi. Questa dal veterinario del nostro "team" è stata valutata come "non determinante", in quanto la resistenza offerta dagli organi, assai molli, non può essere paragonata a quella di muscoli e ossa.
    A voi le foto.









    Edited by Alessandro Atzeni - 28/8/2014, 13:53
     
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  2. AndreaMorini
     
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    Apperò! :)
    E' un simulacro da rievocazione? Che flessibilità ha?
     
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  3. LessàAlessandro
     
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    CITAZIONE (AndreaMorini @ 28/8/2014, 21:09) 
    Apperò! :)
    E' un simulacro da rievocazione? Che flessibilità ha?

    Ciao Andrea, grazie dell'interesse, e della risposta.

    è una spada da rievocazione, una delle più quotate per i tornei "in armatura". Non ha punta (si vede dalla foto) e non ha affilatura,
    è abbastanza flessibile, ma non paragonabile alla flessibilità (ad esempio) delle Reggy (che possiedo).
    è poco più corta della spada ad una mano e mezza presa dallo stesso venditore, quindi il grado di flessibilità (ovviamente influenzato dalla lunghezza) non poteva essere chissà quale, ma è relativamente buono.

    A breve dovrei mettere tutto per iscritto, dati dell'arma compresi.
    Come ho detto, è un dubbio che ho voluto "chiarire" (per me stesso), eseguito di straforo ad un altra ricerca che sto facendo per la mia tesi.
    Visto che avevo tutto a portata di mano ne ho voluto approfittare.
    Assieme ho eseguito anche un test "di rottura" che dovrei allegare assieme al primo.
    Spero di riuscire a mettere online il tutto in tempi brevi.

    Un cordiale saluto.
    Alessandro.
     
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  4. Alessandro Atzeni
     
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    Buongiorno a tutti.
    (Sono riuscito a ritrovare i dati del mio profilo).

    Allego il link della mia tesi di laurea, resa fruibile gratuitamente.
    Spero di fare cosa gradita.

    Riporto l'introduzione sia in ITA che in ENG.

    CITAZIONE
    L’argomento di questa tesi nasce dall’esperienza congiunta di rievocazione storica ed archeologia sperimentale che ho maturato con gli anni. Appassionato di rievocazione dal 2007, ho praticato (e continuo tuttora a praticare) la scherma ed il reenactment relativi a svariati periodi della storia della Sardegna: il periodo medioevale (giudicale), quello romano-imperiale e da ultimo quello nuragico. La necessità di avere maggiori informazioni, non disponibili tramite le fonti scritte, iconografiche e archeologiche legate sopratutto a quest’ultimo periodo, mi ha portato con gli anni a pormi ulteriori quesiti sull’argomento.
    Quella dei nuragici era una società pacifica? In caso contrario come combattevano i suoi guerrieri? Che tipo di struttura gerarchico-militare avevano? Le risposte a queste domande diventavano sempre più impellenti man mano che mi confrontavo con il pubblico (e spesso con i pregiudizi legati a questo lontano periodo). Desideroso di avere delle risposte, coadiuvato dall’esperienza di artigiano-archeotecnico del bronzo che porto avanti nei ritagli di tempo, ispirato da studi sulla cosiddetta “archeologia del combattimento” e dalle tecniche forensi applicate nell’archeologia, sono giunto a conclusione che solo studiando i resti umani di quegli uomini vissuti 3000 e più anni fa, avrei potuto ricavare maggiori risposte alle mie domande.
    Nel presente lavoro ho esaminato i casi più noti in letteratura di reperti scheletrici con visibili segni traumatici, ponendo particolare attenzione ai periodi preistorici. Come paragone per lo studio dei reperti nuragici è stato utilizzato lo scheletro di un presunto soldato medioevale, il quale presentava diversi traumi da combattimento. I resti ossei nuragici consistono in tre crani appartenenti a tre diverse sepolture collettive localizzate in aree della Sardegna tra loro molto distanti. Per questi tre casi si è provveduto a determinare il tipo di trauma osservato, che tipo di arma ha provocato la ferita e lo scenario ipotetico dell’aggressione che ha interessato ciascun individuo. Lo studio di questi casi ha permesso una ricostruzione delle modalità di combattimento più verosimili per tale periodo; queste hanno permesso di dedurre quali ferite e in quali aree del corpo si potrebbero riscontrare più frequentemente i traumi. La riproduzione dei traumi mediante prove d’archeologia sperimentale (test di taglio) hanno permesso di capire quali lesioni potrebbero essere prodotte da alcune specifiche armi dell’età del Bronzo. Come ultima analisi sono stati elencati i principali casi di trapanazioni craniche per poter determinare se tali pratiche siano da mettere in relazione a traumi conseguenti ad episodi violenti o a pratiche etnoiatriche.

    CITAZIONE
    The subject of this thesis was born from a joint of historical reenactment and experimental archeology that i have gained over the years. Fond of living history since 2007, I practiced (and still continuing to practice) the fencing and the reenactment related to various periods of the history of Sardinia: the medieval period (Judicial), the Roman Empire and finally the nuragic one (Age of Bronze). The need to have more information, not available through the written sources, iconographic and archaeological related especially in the latter period, led me through the years to ask me more questions on the subject.
    Nuragics was that of a peaceful society? Otherwise how his warriors fought? What kind of hierarchical-military had? The answers to these questions became more compelling as I compared them with the public (and often with the prejudices related to this distant period). Eager to get answers, aided by the experience of bronze artisan-archeotecnic that I carry in my spare time, inspired by studies on the so-called "archeology of combat" and forensic techniques applied in archeology, I have come to the conclusion that only by studying the human remains of those men lived 3000 years and more ago, I could get more answers to my questions.
    In this paper I have examined the best known cases in the literature of skeletal remains with visible signs of trauma, paying particular attention to prehistoric times. As a comparison for the study of the nuragic finds, was used the skeleton of a supposed medieval soldier, who presented several combat trauma. The skeletal nuragic remains consist of three skulls belonging to three different collective burials located in areas of Sardinia each other very distant. For these three cases, it was decided to determine the type of trauma observed, what kind of weapon caused the wound and the hypothetical scenario of the attack that affected each individual. The study of these cases has allowed a reconstruction of how to combat the most plausible for that period; These have enabled us to deduce which wounds and in which areas of the body could be encountered more frequently trauma. Reproduction of trauma by tests of experimental archeology (test cutting) have allowed us to understand what injuries could be produced by a number of specific Bronze Age weapons. As the final analysis were listed the main cases of cranial drilling to determine whether such practices are to be related to trauma resulting from violent incidents or etnoiatric practices.

    (scusate per l'intro in inglese tradotta un po' alla carlona)

    Edited by Alessandro Atzeni - 8/7/2015, 14:30
     
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  5. LessàAlessandro
     
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    Scusate, non avevo messo il link.

    https://www.academia.edu/13713508/Dal_Comb...%C3%A0_Nuragica

    https://unica.academia.edu/AlessandroAtzeni
     
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4 replies since 28/8/2014, 12:20   370 views
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